Il libro di Giulietta Bandiera propone un nuovo modo di affrontare la malattia oncologica attraverso un percorso di 21 passi: un percorso per capire, per guarire, per andare oltre il cancro.
Sull’argomento cancro esiste una letteratura smisurata. testi scientifici e libri divulgativi, manuali pratici ricchi di consigli sulla corretta alimentazione o sulla prevenzione primaria e secondaria. Senza contare le pubblicazioni di scarsa attendibilità che – a volte – alimentano con affermazioni non supportate da alcuna prova scientifica la speranza di improbabili guarigioni.
In questo panorama, il libro di Giulietta Bandiera riesce a distinguersi tanto per il rigore della ricerca quanto per l’originalità dell’approccio e – soprattutto – per la novità dei contenuti.
Chiara, concisa, diretta, l’autrice affronta il tema del cancro con la stessa determinazione, lo stesso coraggio con cui ha affrontato la malattia nella vita.
Senza perdersi in speculazioni filosofiche o divagazioni letterarie si muove con identica dimestichezza nella dimensione spirituale come nel campo scientifico.
E racconta. Racconta di sé, dei suoi studi e della sua ricerca – compiuta insieme a medici, oncologi e terapeuti – sull’attitudine mentale che tutti i guariti da lei incontrati hanno messo in campo per ritrovare la salute.
Una ricerca che si concretizza nel metodo dei 21 passi che costituiscono il cuore del libro e del messaggio di Giulietta Bandiera.
“Intanto approccio il cancro da ex-malata o da ammalata, addirittura. Per la medicina ufficiale sarò considerata ammalata ancora per qualche anno. Se non succede niente nel frattempo. Quindi, quello proposto, è un approccio sicuramente personale”, puntualizza Giulietta Bandiera. “L’intento che mi sono posta con questo libro è quello di divulgare un nuovo modo di pensare al cancro e di diffondere il programma ideato allo scopo di favorire la prevenzione e fornire un efficace supporto alla terapia oncologica classica. Comunque non intendo convincere nessuno a seguire la mia strada. Piuttosto li esorto a trovare la propria”.
In questo senso appare chiaro come la sua decisione di sospendere il trattamento chemioterapico non sia una presa di posizione ideologica, preconcetta, ma una scelta sostanziale, o meglio “consunstanziale” alla sua stessa natura, al suo essere più intimo e vero; una scelta, avvenuta dopo un lungo travaglio – e la scelta del termine non è certo causale – che l’ha portata a scoprire che, come dice lei stessa: “stavo cercando lo scopo della mia vita al di fuori di me, mentre lo scopo ero proprio io, il puro e semplice fatto di esistere”.
Perché a rendere così temibile il cancro ancor più che la paura della Morte è la paura di Essere.
Mentre avanziamo nella lettura del libro veniamo a scoprire che L’imperatore del male è nudo. Che la sua devastante forza è proprio nel terrore che riesce a incutere. E la guerra mossa contro il Male oscuro – mossa dall’ammalato come dai Sette samurai/terapeuti – è destinata al fallimento proprio per il semplice fatto che, ricorda Giulietta Bandiera, come afferma Sun Zu: “Il vero vincitore è colui che non ha bisogno di combattere”.
Potremmo quindi supporre che sia proprio nel fatto di vivere la cura come un confronto, una lotta “estrema e cruenta” contro un antagonista a noi estraneo, che si pongono le radici del fallimento di tante terapie, l’inefficacia – o la scarsa efficacia – di tanti trattamenti.
Ma una volta liberati dalla paura, e di conseguenza dal bisogno di combattere, potremo finalmente acquistare coscienza che il cancro non è “altro da noi”.
“Il cancro è per me un figlio ribelle: un figlio che insorge perché non si riconosce nella mia famiglia, nella mia casa, perché la mia educazione non gli sta bene. Non si riconosce nel sistema in cui si trova. Ho prodotto quindi io la sua ribellione. Sono stata io a ingenerare un malessere all’interno di me che a un certo punto mi si rivolta contro. Forma, per così dire, un partito e un pensiero autonomo dal mio. E comincia a separarsi. Non solo. Mi minaccia.
Vuole anche uccidermi perché sta resistendo a me, al mio modello. A questo punto la domanda è: come ti comporteresti con un figlio ribelle? Non devi certo né odiarlo né combatterlo. È pertanto assurdo che io combatta contro il cancro; sarebbe come opporsi a una parte di me stessa, a una parte che io ho prodotto. Ma non devo neppure ignorarlo. Così come non odi né combatti un figlio, ugualmente non devi ignorarlo né sottovalutarlo. Chi dice ‘il cancro non esiste’ ne ignora il potenziale autodistruttivo. La cosa da fare è comprendere e integrare. A questo punto non può essere più nocivo”.
Da qui la necessità di assumersi la responsabilità della propria salute lungo un percorso condiviso con il proprio terapeuta. Perché è dove metti la tua intenzione, la tua forza e la tua aspettativa positiva che puoi trovare la risposta per “ri-creare la tua vita”.
In questo senso potremmo dire, parafrasando Enzo Soresi, che Giulietta Bandiera ha indicato la giusta strada lungo la quale, malati o no, possiamo incamminarci: quella della responsabilità e della consapevolezza in un’ottica che considera gli straordinari passi avanti compiuti dalla ricerca scientifica e le terapie innovative che la medicina integrata – oggi sempre più consapevolmente attenta alla persona – ci sta proponendo.
Oltre il cancro: 21 passi verso la salute
Sperling & Kupfer, 2016
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